Lettera sul ruolo delle associazioni e sul potere che non ascolta

Viviamo in un mondo di mostri. Ogni giorno assistiamo attoniti ad atti di violenza assurdi. Persone definite "normali" dal sistema delle relazioni sociali si macchiano di colpe gravissime. Spesso tali atti vengono commessi all'interno di contesti familiari. Molto spesso le vittime sono donne. Per fare fronte a questo fenomeno aberrante, gli stati si sono dotati di legislazioni in materia di conflitto familiare che cercano di proteggere la parte più debole identificando la parte più debole con la donna. Tali legislazioni che a prima vista sembrano assolutamente necessarie e con finalità nobili introducono gravi deroghe ad alcuni principi giuridici come quello dell'uguaglianza di fronte alla legge, la presunzione di innocenza, la necessità di un immediato provvedimento del giudice che convalidi... Accanto a tali meccanismi di repressione il sistema giuridico-legale si avvale di una pletora di organizzazioni nella prevenzione e nella rieducazione. Tuttavia le statistiche sono impietose e dovrebbero fare riflettere sull'efficacia del sistema. In realtà si preferisce insistere su un modello repressivo ai limiti della cultura giuridica e sul ruolo che queste associazioni dovrebbero svolgere. Di questo vorrei parlare in questa lettera, sulla base di un'esperienza personale traumatica.

Dopo l'allontanamento dalla casa e dai bambini mi sono trovato di fronte a varie associazioni. Inizialmente ed ingenuamente ho creduto al loro ruolo positivo. Ricordo ancora i primi incontri con il Gewaltprävention, quando pensavo di poter dimostrare la natura strumentale delle accuse che avevano causato il mio allontanamento, ed invece mi sono trovato con uno psicologo il cui unico compito era quello di farmi capire che ero stato violento e che avevo bisogno del suo supporto per redimermi.

Successivamente è andata persino peggio. Dopo la convalida da parte del giudice del mio allontanamento entra in azione la KJH, che mi propone di accettare una proposta di supporto per i miei bambini. Il ruolo della KJH si dimostra sin dall'inizio parziale: quando richiedo un incontro con il mio secondo bambino per il suo compleanno, mi propongono un incontro secondo le esigenze di calendario della mia ex moglie. Ma il capolavoro arriva dopo qualche mese. Avevo notato che c'erano problemi di custodia da parte della ex moglie, e avevo chiesto che venisse fatto un accertamento da parte loro. La prima cosa che hanno fatto è stato quello di avvertire mia ex moglie, che naturalmente ha pensato bene di vendicarsi.

Naturalmente le accuse hanno prodotto anche un processo penale che per la sua dinamica non consente una vera e propria difesa, dal momento che la presunta vittima è anche testimone e che in assenza di altre prove rimane l'unica prova a favore dell'accusa. Quindi patteggiamento per evitare pene più gravi che prevedono 120 ore di servizio sociale. Una terza associazione, New Start, viene coinvolta a svolgere un ruolo nella ricerca di un lavoro di utilità sociale. Il lavoro che ti aiutano a trovare ha una sola finalità: l'umiliazione. A 63 anni, un MBA della Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi, dopo aver avuto la responsabilità di 30 persone, mi viene assegnato il ruolo di assistente ai servizi tecnici dell'ospedale. I miei tasks vengono decisi di volta in volta dagli elettricisti o dagli idraulici dell'ospedale.

Dopo due mesi che tento di contattarli pensando ad un'associazione che si preoccupa di uomini in difficoltà, mi è stato concesso un appuntamento con il Männerberatung. La persona che mi sta davanti non è uno psicologo, non è un legale, non è un operatore sociale: è soltanto uno che ha come compito di compilare una scheda statistica. Tuttavia, durante il nostro colloquio emerge con chiarezza che il Männerberatung è finanziato dal Fondo della lotta contro la violenza delle donne e che la maggior parte dei suoi utenti sono uomini condannati per atti di violenza.

La conclusione non può essere che si tratta di attori parte della stessa recita. Nessuno ha bisogno di ascoltare la tua storia e se lo fanno vedi le loro facce annoiate. Quello che dici non è previsto. Sei colpevole. E hai bisogno di una rieducazione. Forse bisognerebbe cominciare a cambiare le cose proprio da qui.

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