A te, che sei ancora accanto ai tuoi figli.
A te, che pensi che basti essere onesto, presente, affettuoso.
A te, che pensi che certe cose possano accadere solo a padri violenti.
A te, che non immagini nemmeno quanto sia fragile la tua posizione di padre.
Fino a pochi mesi fa, ero come te.
Un uomo che ha costruito la sua vita attorno alla propria famiglia.
Che ha fatto scelte difficili, ma condivise.
Che ha rinunciato a molto per il bene comune.
Credevo che il rispetto, la cura, il dialogo avessero un valore.
Mi sbagliavo.
Non ho perso la mia famiglia per un errore grave, per un gesto imperdonabile.
Non ho abbandonato i miei figli. Non li ho maltrattati.
Eppure, da un giorno all'altro, sono stato escluso.
Cancellato.
Ridotto a un intralcio.
La verità è questa: oggi basta pochissimo.
Basta una parola fuori posto. Un'accusa. Anche non dimostrata.
Basta che tua moglie incontri la "persona giusta".
Che si rivolga all’"associazione giusta".
Che legga il libro "giusto", o guardi il video "giusto" su TikTok.
Basta che qualcuno le dica che è una “vittima”, anche se non lo è.
Che la felicità passa attraverso la rottura, lo scontro, la denuncia.
E da quel momento, tu smetti di essere un padre e diventi un sospettato.
La presunzione di colpevolezza prende il posto della verità.
Non conta più ciò che sei stato. Conta ciò che viene detto di te.
E ciò che viene detto viene creduto. Punto.
Un piccolo sacrificio, una piccola rinuncia, un semplice atto di responsabilità viene etichettato come violenza.
Il conflitto viene ingigantito. L’intenzione deformata. La realtà rovesciata.
Oggi il sistema non è più neutrale.
Il sistema di giustizia familiare in molti Paesi europei è diventato un campo minato.
Un apparato che non protegge, ma divide.
Che incentiva la rottura invece della mediazione.
Che premia chi grida più forte, non chi ama di più.
Un apparato che, in nome della tutela dei minori, considera l'esclusione della figura paterna come una misura precauzionale, indipendentemente dai fatti.
Non sto parlando di ideologia.
Sto parlando di burocrazia, decreti, servizi sociali, avvocati, giudici.
Sto parlando di padri che scompaiono nel silenzio.
Non perché abbiano fatto del male. Ma perché è più comodo così.
Scrivo questa lettera per dirti solo una cosa: non dormire.
Non pensare che basti essere un buon padre per essere al sicuro.
Non credere che il tuo amore ti protegga.
Se un giorno tutto dovesse crollare, voglio che almeno tu possa dire:
"Qualcuno mi aveva avvertito."
E io oggi ti avverto.
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