La Corte degli Animali

(allegoria del sistema di giustizia familiare)

La Corte degli Animali

C’era una volta una Fattoria cinta da alte siepi di silenzio dove vivevano in uno stato apparente di serenità una moltitudine di animali.

Non c’erano specchi, né stagni. Nessuno conosceva il proprio aspetto. I recinti erano lì ma nessuno li avrebbe mai sfidato.

Dentro, ogni giorno, gli animali venivano addestrati dagli animali anziani a obbedire. Nessuno si chiedeva cosa fosse la libertà, ma tutti pensavano di essere liberi.

La vita scorreva sulle note di marcette che non esprimevano profondità e neppure leggerezza. Le montagne chiudevano gli orizzonti e nessuno si domandava cosa ci fosse oltre la siepe.

Tutti si salutavano e dimostravano senso della comunità. Ma era soltanto una facciata. Ciascuno pensava al proprio orticello e mal digeriva le presenze estranee.

Proprio nel centro della Fattoria sorgeva una costruzione che tutti chiamavano La Corte degli Animali, ed accanto si ergeva, inquietante, una vecchia trebbiatrice arrugginita: la Macchina della Conformità, che frullava sentimenti, storie e piume d’amore nel suo intento di normalizzazione.


Nella fattoria vivevano, si fa per dire:

Il Gufo Cieco pronunciava le sue sentenze senza vedere né ascoltare. Al Gufo non interessava la complessità delle relazioni (umane): preferiva soluzioni semplici, da tradurre in una sentenza pronta ad essere accolta dagli applausi degli animali.

Le Cricete del Nido, che parlavano d’affetto mentre separavano i cuccioli dai genitori. Le cricete erano la faccia buona della stessa medaglia. Il loro ruolo era quello di accompagnare i padri nella macchina della conformità mentre loro si occupavano della rieducazione dei cuccioli.

Le Iene Scribacchine, che contavano le piume, vendevano moduli e ringhiavano norme. Promettevano, promettevano. Poi quando avevano ottenuto le piume, si scusavano e confessavano la loro inutilità.

I Pappagalli del perchiero, che ripetevano tutto ciò che sentivano, senza capire nulla.

Vi starete chiedendo cosa fosse il perchiero. Bene ve lo spiego subito:

Il Perchiero è il pulpito del consenso. Dove chi si posa non canta, ma ripete. Dove la parola non nasce dalla verità, ma dall’opportunità.

Il Serpente a Due Lingue, che elaborava le norme parlando di protezione e tutela degli animali piccoli, mentre consentiva l’annientamento dei cuccioli.

Lo Struzzo Sonnecchiante, che rappresentava la moltitudine: testa nella sabbia, corpo al sole, indifferente al dolore. Quando alzavano la testa, era solo per controllare quanti like che il loro ultimo post aveva raccolto.

Le Talpe, custodi delle memorie inenarrabili. Animali curiose le talpe, sono loro a guardia delle verità che non si possono raccontare e destinate all’oblio.

E poi c’era lui: Il Corvo Bianco. Diverso. Umile. Straniero.

Non gracchiava come gli altri. Non recitava copioni.

Si era trovato nella Fattoria senza sapere il perché. Pensava di costruire il suo nido, crescere i suoi piccoli con un amore che nessuna sentenza poteva contenere.



Un giorno fu convocato.

“Ci risulta che lei è una minaccia per l’equilibrio del nido,” gracchiò il Gufo Cieco. “Non possiamo permettere che lei allevi i suoi piccoli nella diversità. Qui, l’Ordine Sovrano deve regnare senza eccezioni.”
“I suoi piccoli saranno allevati dalle Cricete. Lei non potrà avvicinarsi al nido per nessuna ragione. È per il suo bene. E per quello dei piccoli. E poi, diciamolo chiaramente: lei non ha dimostrato un vero interesse nella relazione.”
“È tutto secondo procedura.”


Il Corvo protestò. Pensava che il suo amore lo avrebbe tratto in salvo. Poi, rendendosi conto dell’assurdità della procedura, cercò appello e si rivolse alle Iene.

Le Iene gli contarono le piume e dissero: “Non si preoccupi, conosciamo bene la Macchina della Conformità. La tireremo in salvo. Ma ci dia le sue piume.”

Il Corvo, felice, si lasciò spennare. Dopo un po’, le Iene dissero, con grande rammarico: “Non siamo riuscite. Prepari il suo viaggio di redenzione.”



Allora si rivolse ai Pappagalli.

I Pappagalli ripeterono il verdetto parola per parola.

Ma voi dovete raccontare quello che accade, non potete lasciarmi da solo, disse sconsolato il corvo bianco.

I pappagalli fecero finta di ascoltare e poi ripresero la lettura. “visti i commi dell’articolo, ……”.



Poi andò dal Serpente

Il Serpente sibilò: “È il prezzo del bene superiore: la tutela dei suoi piccoli.”

“Ma voi siete quelli che fanno le leggi: non potete escludere i padri, protestò il corvo bianco.

Il serpente fece schioccare la sua lingua biforcuta e disse “certo che ci occupiamo dei padri, per questo ci sono le criceti che si occuperanno di voi”.







Ed infine chiese allo struzzo di starlo ad ascoltare. Ma lo struzzo infilò la sua testa nella sabbia e fece finta di niente.

Il corvo bianco gridò “statemi a sentire, potrebbe capitare a ciascuno di voi”. Ma lo struzzo abbassò ancora di più la testa e non sentì.








Una notte, disperato, volò vicino al ramo dove si erano schiusi i suoi piccoli. Udì le Cricete sussurrare: “Non cercate vostro padre. Non vi merita. È volato via.”

In quel momento capì di trovarsi dentro la Macchina della Conformità. Non volevano solo portargli via i figli. Volevano spingerlo nel buio. Trasformarlo in un comune Corvo Nero. In un mostro. In ciò che non era.

Ma lui sollevò il becco al cielo e disse: “Io sono un Corvo Bianco. E non diventerò mai ciò che volete che io sia.”




Cominciò ad osservare. E notò un punto marginale: una tana dimenticata. Custodita da talpe.

Una Vecchia Talpa, stanca, gli sussurrò: “Là sotto c’è la Tana delle Parole Inascoltate. Sono registrate lì tutte le persone che sono state condannate ad attraversare la trebbiatrice prima della loro normalizzazione.

Se mai venissero alla luce… tutta questa messinscena crollerebbe.”

Il Corvo aspettò. Due minuti bastarono. Entrò. Prese una sola pergamena. Era quella giusta.

Dimostrava che il Gufo, le Cricete, le Iene e il Serpente avevano sempre saputo. Che tutti erano d’accordo.

Spiccò il volo e lasciò cadere la lettera.

Per un attimo la Fattoria tremò. La Macchina della Conformità si bloccò, cigolando. La Corte cominciò a disgregarsi. Le Iene ulularono e scapparono. Le Cricete si nascosero nei buchi. Il Serpente si annodò nella sua stessa menzogna. I Pappagalli cambiarono melodia: “Lo sapevamo da sempre.” Lo Struzzo alzò la testa.

Ma fu solo un attimo.

Poi tutto tornò come prima.

Gli Struzzi rimisero la testa nella sabbia. I Pappagalli scrissero una smentita. Il Serpente si srotolò e proclamò la fine della crisi. Le Iene tornarono più aggressive, più affamate di piume di prima. Le Cricete ripresero a raccontare le loro storie ai piccoli. La Macchina della Conformità riprese lentamente a girare.








E allora il Corvo Bianco volò in alto, più in alto di quanto avesse mai osato. E scomparve dalla vista degli altri animali.

La Fattoria dimenticò la sua storia. Dimenticò che, per un attimo, tutto era stato sul punto di crollare. Dimenticò persino che un Corvo Bianco era mai esistito.


Ma il Corvo Bianco visse. Lontano, in alto, nella sua diversità e nella sua libertà vera. Ogni tanto pensava ai suoi corvettini, e si chiedeva se fossero diventati neri come tutti gli altri oppure se, da qualche parte, avevano mantenuto il loro colore bianco. E quest’ultima idea… lo mise di buon umore.




📜 Nota finale (per chi non avesse ancora capito)

Per chi ancora si chiede “chi è chi”, ecco una legenda minima delle figure allegoriche.

🦉 Il Gufo Cieco

Il giudice che emette sentenze senza ascoltare. Veste la forma della legalità, ma ha perso la vista della giustizia.

🐹 Le Cricete del Nido

Le assistenti sociali. Parole dolci, atti devastanti. Dicono di proteggere, ma dividono.

🐍 Il Serpente a Due Lingue

La retorica istituzionale. Parla di tutela e agisce per il controllo.

🐕‍🦺 Le Iene Scribacchine

Gli avvocati dell’industria familiare. Predano il dolore, moltiplicano il conflitto.

🦜 I Pappagalli del Perchiero

I media e le voci ufficiali. Ripetono, senza capire. Il perchiero è il pulpito del consenso: chi vi si posa, non canta. Ripete.

🐣 Gli Struzzi

L’opinione pubblica. Sanno tutto, ma scelgono di non vedere.

🕳️ La Talpa

La memoria nascosta. Custodisce documenti sepolti e scomodi, che nessuno vuole trovare.

🐦 Il Corvo Bianco

L’essere umano che rifiuta la trasformazione imposta. Non vuole diventare un mostro. Vuole restare se stesso.

Se non avete riconosciuto questi animali, forse non vivete in una Fattoria. O forse ci vivete troppo bene, da non accorgervene più

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