Controvento
A te,
che hai provato a distruggermi,
a cancellarmi,
a ridurmi a un’ombra.
A te,
che senza volerlo
mi hai insegnato il valore vero della vita.
Grazie.
Ero una persona domata,
adagiata sulle sue comodità,
sulle certezze costruite a fatica,
sugli appigli sicuri
che la vita mi aveva concesso.
Ma avevo perso il desiderio di combattere.
Mi ero arreso al quotidiano,
all’abitudine che uccide il sogno.
Guardavo il mondo passare
con un senso di inadeguatezza,
come chi ha smesso di cercare
perché convinto di non poter trovare.
Poi sei arrivata tu,
con i tuoi complici,
con un piano malvagio,
pieno di veleno e voglia di rivincita.
Ti hanno applaudito in silenzio,
ti hanno suggerito nell’ombra,
ti hanno spalancato la porta dell’inganno
e chiuso quella del dialogo.
Hai fatto crollare ogni cosa.
Hai preso le certezze che avevo condiviso con te
e le hai sparse al vento.
Mi hai costretto
a guardarmi allo specchio, nudo,
a vedere non il volto,
ma l’anima.
Ferita.
Ma ancora capace di risorgere.
Sono andato vicino alla distruzione totale.
E invece…
mi sono fermato un passo prima,
un solo passo,
qualche centimetro
prima del baratro che mi avrebbe inghiottito per sempre.
Lì ho capito,
camminando sul crinale, con passo incerto,
che io,
senza la lotta per qualcosa,
senza quel desiderio
di piegare la realtà,
di piegare ciò che è ingiusto,
non esisto.
Io sono quello lì.
Sono la volontà ostinata che rifiuta il silenzio,
sono la mano che scava,
sono la voce che resiste.
E dietro tutto il dolore per la perdita,
si nasconde la speranza.
La speranza che io ce la faccia,
che non mi lasci piegare da tutto.
La speranza che io possa reagire,
anche adesso,
anche alla mia età,
quando mai avrei immaginato
di dover affrontare una tempesta simile.
La capacità di tirare fuori qualcosa,
qualcosa di mio,
qualcosa che mi appartiene.
La capacità di opporsi.
Di camminare controvento.
Di affrontare la vita e le sue difficoltà
con un senso di sfida.
Questo mi era mancato.
Per troppo tempo.
Mi stavo spegnendo.
All’inizio ho avuto paura.
La paura di non farcela.
La paura di non avere più risorse
per affrontare la marea
che saliva e trascinava tutto con sé.
Ho avuto davvero paura.
Ma eccomi qui.
Ancora ferito,
ancora insicuro,
ancora dolorante.
Ma pronto a fare l’unica cosa che so fare:
combattere.
E combattere dalla parte giusta.
Con la certezza che
combattere dalla parte giusta
è già una vittoria.
A te, che senza volerlo,
mi hai fatto ritrovare me stesso.